Il problema: Disporre di trattamenti sicuri ed efficaci per trattare alcuni tipi di epilessia refrattaria (farmacoresistente)
o di agenti che modulino la patologia intervenendo direttamente sui processi che sottostanno la
patologia stessa rimangono ancora oggi una delle esigenze chiave in campo clinico (Loscher, 2013). Gli
attuali farmaci antiepilettici (AEDs) non curano l’epilessia o non trattano la patologia sottostante;
difficilmente, infatti, questi riducono o bloccano le crisi epilettiche, e sono poco efficaci per il controllo
delle crisi in più del 30% dei pazienti. Inoltre, gli effetti secondari di questi farmaci possono essere severi e
debilitanti: disturbi dell’umore, ED, deficit cognitivi, perdita di memoria, problemi sociali (per esempio la
restrizione del consumo di alcol). Tutto questo quadro influisce negativamente sia sulla qualità della vita
che in una buona compliance paziente-medico.
La nostra soluzione: Con il presente progetto proponiamo un nuovo tipo di approccio terapeutico che ha
come bersaglio non tanto i neuroni, quanto gli altri componenti delle unità neurovascolari, per esempio i
leucociti, le interazioni leucocito-vascolare (LVI) e l’integrità vascolare. I nostri dati indicano che le LVI e
l’aumento della permeabilità vascolare è il maggior fattore di amplificazione nelle crisi epilettiche nonché
punti di controllo terapeutico chiave nella cascata di eventi che contribuiscono alle crisi epilettiche e
all’epilettogenesi. Questo tipo di approccio e i nostri farmaci canditati sono agenti modulanti la patologia
(veri anti-epilettogenci) che sono efficaci anche nel trattamento delle epilessie refrattarie. In particolare, il
loro meccanismo di azione non implica un alterazione dell’equilibrio nel tono GABAergico, essenziale per i
compiti cognitivi.
Come? Il nostro principale obbiettivo sarà quello di affrontare la chiara esigenza clinica, non ancora
soddisfatta, di bloccare le crisi epilettiche nell’epilessia refrattaria, proponendo di studiare i meccanismi di
azione (MOA), i marcatori biologici, i rischi e benefici sia per il modello refrattario che preventivo e come
questo approccio integrato riuscirà a massimizzare la potenza dello studio e i suoi risultati. Questo tipo di
approccio permetterà una migliore progettazione della futura sperimentazione clinica, la selezione e il
monitoraggio e di conseguenza il successo sia per i pazienti con epilessia refrattaria che in una prospettiva
di prevenzione. La prevenzione dell’epilessia (per esempio a seguito di un trauma cranico) sarà poi il
prossimo obbiettivo; l’identificazione dei marcatori biologici permetterà di identificare i pazienti con
maggiore rischio di sviluppare una forma di epilessia.